teatro & psichiatria

teatro di epidauroNelle vicinanze del teatro di Epidauro consolidate fonti collocano uno dei luoghi di cura della sofferenza psichica nella Grecia classica. In questa “casa di cura” si trovava una fossa piena di serpenti la cui funzione non era nota; un groviglio di serpenti, il loro intrecciarsi in movimenti sinuosi, metafora dei nodi e dei conflitti dentro l’uomo e nel sociale, parti di sé cui è necessario “schiacciare la testa”. Metafora della caduta della tentazione, dell’orrore, parti del sé / altro da sé rifiutate ma piene di fascino irresistibile: l’ambivalenza, la fascinazione orrifica, il rifiuto dell’uomo per i serpenti; sinuosi, repellenti, striscianti, è però difficile staccare lo sguardo da loro. Secondo le fonti orali, citate nel luogo di cura di Epidauro, rispecchiarsi nei serpenti aveva funzioni terapeutiche di tipo catartico e la vicinanza con il teatro non era casuale.
________________________________________________

spazi di frontiera

Uno spazio di frontiera è  un luogo che fonda l’atto di uscire da uno spazio per incontrarne un altro, l’atto del viaggiare. Uno spostamento nello spazio. Un uscire fuori dai confini e da un luogo, sia in senso metaforico che reale, indicano un mancare di luogo. L’assenza di un luogo proprio è ciò che fa camminare, che fa mettere in viaggio. Questo fa l’esploratore. E’ proprio del viaggio tracciare traiettorie e segnare itinerari, raccogliere tracce e testimonianze, ricordi e frammenti, immagini dei luoghi visitati. Costruire mappe può essere il passo successivo. Questo fa il cartografo. Il nostro teatro in questi anni ha viaggiato ai confini della malattia mentale, recuperando uno spazio di frontiera, liminale.  “Conquistando” regole e modalità che hanno segnato l’identità culturale di questa esperienza. Un viaggio teatrale nei territori del disagio psichico. Un’esplorazione di confine. A contatto con realtà emarginate ci siamo avventurati in territori poco conosciuti, lasciandoci alle spalle il già noto.

tpCome esploratori abbiamo scoperto che la nostra scelta estetica e la libertà del nostro atto creativo potevano realizzarsi quando e come alcuni pensavano fosse impossibile, gli stessi che l’hanno ostacolato. Tuttavia servendosene. Come cartografi abbiamo tracciato un sentiero che ci ha portato lontano dal teatro normale, dal teatro normalizzatore e sedativo che la psichiatria ha imparato a usare, come un farmaco, come terapia.

Uno spazio di frontiera che si è definito come ipotetica risposta all’insorgere di domande intorno alle reali possibilità del lavoro d’attore e della prassi teatrale, di realizzare un percorso di trasformazione e autosviluppo individuale e collettivo, in misura maggiore laddove tale percorso richiamava un’istanza terapeutica. Uno spazio di ricerca, nel quale lo spostamento d’interesse per l’oggetto teatro non già focalizzato sul prodotto, ma sul significato e sulla valenza del processo in termini assoluti, potesse produrre un movimento-cambiamento significativo nel soggetto partecipante. Una condizione in cui ri-cercare elementi conoscitivi e compositivi del teatro e del soggetto a disagio, sperimentando tecniche corporee, mentali  e linguistiche come veicolo per approfondire diverse possibilità del sentire (e comprendere) e del comunicare (e quindi dell’essere).

FRONTEUn laboratorio teatrale inteso come spazio simbolico in cui persone/attori e trainers/operatori, lavorino insieme alla produzione di significati individuali e universali, di segni e segnali che definiscano e indichino la propria situazione/esistenza e quella degli altri, e nella quale si condensi il significato del teatro. Strumento di trasformazione, via di perfezionamento e autorealizzazione di schemi e strutture di pensiero, di emozioni, di comportamento. Area di transizione in cui si cerca di ricostruire l’unità dell’esperienza attraverso una nuova estetica e nuovi principi capaci di integrare il soggettivo e l’oggettivo, mente e corpo, reale e immaginario, materiale e spirituale, arte e vita, individualità e collettività, tradizione e tradimento.

A distanza di anni, lavorando in questo spazio di frontiera, possiamo dire di aver modificato la nostra concezione di teatro e attore. Di essere più interessati alle situazioni e alle persone con le quali è possibile rintracciare una necessità che va oltre i limiti del teatro odierno. Il teatro, come ha detto Attisani, sembra avere valore più per le sue eccezioni che per le sue regole.
________________________________________________frecciaDxG

 

 

Lascia un commento